2.4. Riparazione

2.4.1. Restauri in Vetroresina

Raveneau de Lussan

Non e' niente di difficile; basta aver fatto un po di modellismo; in tale ottica consiglio di acquistare la rivista "aerei modellismo" (aerei statici) che e' molto specialistica ed illustra le tecniche di verniciatura ad aerografo con risultati impressionanti (tali tecniche sono applicabili anche per riverniciare i computers).

Per le tecniche di stampaggio, brevemente si fa cosi': per ipotesi devo clonare un coperchio di un mouse... se ho l'originale, lo cospargo di cera distaccante (tralascio il gelcoat per semplicita'); poi stendo sopra un taglio di tessuto in fibra di vetro che poi "spennello" di resina epossidica bicomponente. Faccio asciugare, e quindi tolgo il tessuto. Ho cosi' lo stampo in negativo. Ripeto il tutto nella superfice concava ottenuto et voila'... ecco il clone del coperchio del mouse. La parte a contatto della cera distaccante rimane ben distesa, mentre dall'altra parte di vede la trama del tessuto e le spennellature, ecco perche' e' necessario il doppio passaggio.

Se non ho l'originale, devo fare una forma a perdere in balsa od altro materiale.

Il gelcoat servirebbe per ottenere superfici specularmente lisce, ma visto che tutti i computers sono a superficie porosa, non importa usarlo.

Il pezzo va poi rifilato ai bordi, eventualmente stuccato e scartato.

Vi giuro che se andate a vedere l'altra rivista "modellistica" che parla di modelli dimamici, vi renderete conto cosa si puo' ottenere con tali tecniche.

Le mie esperienze sono limitate, perche' sono intimorito dai vapori tossici della resina epossidica, ma se si usano maschera, guanti ed aerazione non si corrono rischi.

Per la verniciatura, consiglio di usare i colori della lifecolor o della tamiya acrilici che si diluiscono in acqua. Un aerografo medio, costa poco, e si puo' usare un compressore con riduttore di pressione per l'aria.

E' importante stendere alla fine una mano di vernice trasparente per fissare il colore.

Naturalmente, i risultati sono variabili a seconda del tempo che uno ci perde e dal tipo di oggetti.

2.4.2. Plastiche

 

In un antico post, chiesi quali tecniche si potevano adottare per ricostruire parti plastiche sottoposte a pressioni (in quel caso gli agganci in plastica saltati del monitor del mio PowerBook 5300)...

Ho trovato una soluzione, "Pattex" acciaio liquido della Henkel! Con questa colla bicomponente, ho ricostruito le parti in plastica che contenevano le parti filettate in ferro del monitor, adesso posso aprire e chiudere il mio PowerBook senza dover sudare freddo a ogni crik o suono sinistro prodotto dal suddetto. :))

Vi assicuro, era messo parecchio male, il tizio che lo aveva prima lo ha aperto con un cacciavite, spaccando TUTTI gli alloggiamenti delle viti!

 
-- MuRdOcK  

 

Io uso Pattex saldatutto mix, una resina bicomponente. L'ho usata per riparare diversi PC portatili con cerniere rotte (un paio di Thinkpad Ibm e alcuni Compaq), e funziona molto bene oltre ad essere una riparazione durevole. Dove mancano grosse scaglie di carrozzeria di plastica, ho trovato vantaggioso "annegare" nella resina delle piccole rondelle di ferro per aumentarne la resistenza ed evitare le colature (le rondelle tengono un po' piu' ferma la resina in posizione). Il grosso vantaggio di questa resina e' che non e' aggressiva con la plastica (non tende a scioglierla, come fanno altre)

 
-- Paolo Canali  

 

Nel mio lavoro precedente usavo una colla simile per produrre dei pannelli di rivestimento; per aggirare il "problema colore", aggiungevamo lo stesso alla colla, quando non era ancora allo stato solido e mescolavamo bene finche non diventava omogeneo, dopodichè stendevamo il tutto sulle parti interessate. Inoltre, se riscaldata, la sostanza che usavamo induriva in meno tempo.

 
-- Simone DG  

2.4.3. Saldare e dissaldare

 

La cosa migliore da fare è comperarge una stazione di saldatura a temperatura variabile, ce ne sono di diversi tipo economiche e non... La caratteristica più importante è che la punta sia sottile ed alimentata a 24Volts in modo da evitare di inviare alte tensioni sulla componentistica, la punta inoltre dovrebbe essere di rame e rivestita.

Le stazioni un pò più costoselle sono le Weller molto buone e funzionali.... io ho optato invece per una economica Konig che si vende presso la catena GBC e con cui mi trovo veramente bene... ha tutte le caratteristiche di cui dicevo prima e mi ha aiutato a riparare molte macchine...

Tale attrezzatura ti servirà sia per saldare i componenti che per dissaldare...

Per la prima necessità basta solamente utilizzare un buono stagno, fare un pò di pratica e vai tranquillo... mi raccomando i circuiti integrati sostituiscili con uno zoccolo e poi mettici il nuovo integrato... ;)

Per dissaldare io uso mettere un pò di stagno su un piedino alla volta degli integrati, sempre uno alla volta riscaldo nuovamente i piedini dopo qualche secondo ed aspiro con la pompetta succhiastagno... poi smuovo i piedini se rimangono leggermente attaccati alla MOBO e con un piccolissimo cacciavite faccio leva sino a che l'integrato esce fuori... poi "zoccolo" il tutto e inserisco il sostituto ;)

Così ho riparato ad es. Apple ][c, Commodore 64SX, diversi C64... se hai pazienza ad aspettare qualche secondo per ogni piedino che dissaldi, le CPU escono fuori sane e salve...

Per le SMD non ho da darti consigli in quanto non ho l'attrezzatura adatta e poi ti dirò che quel tipo di tecnologia mi sta già antipatica in quanto già troppo moderna per i miei gusti... :))) Esempio di questa tecnologia è il Commodore A600 che mi rifiuto di riparare... :)))

 
-- Angelo Fonzeca  

 

Dipende moltissimo (piu' di quanto si creda) anche dal tipo di scheda sul quale e' montato l'integrato. Una comune scheda a due strati (come quella del C64) non dissipa tantissimo il calore del saldatore, per cui e' piu' facile dissaldare gli integrati. Se prendi invece una 4 strati o peggio una 8 strati (Sun, Digital anche vecchi) allora sono dolori, perche' spesso basta allontanare per un attimo il saldatore e lo stagno si e' gia' solidificato.

Comunque non e' difficile niente nella vita, basta fare pratica :-) Io consiglio solo di fare pratica con qualcosa a cui non si tiene tanto, ho infatti rovinato piu' volte qualcosa a cui tenevo molto per la fretta e la poca voglia di fare pratica.

 
-- Francesco Messineo  

 

[ Se qualcuno poi avesse anche delle foto esemplificative (chiedo troppo?) sarebbe eccezionale! ]

Ti diro'... non servono poi a molto le foto. Basta provare un poco ed avere dei buoni strumenti, quindi scegliere un buon saldatore, spendendo qualche dindo in piu', di basso wattaggio (io uso un 25W, ma andrebbero bene anche meno, specialmente per le schede piu' delicate. Naturalmente cambia anche la temperatura raggiunta e quindi la possibilita' di sciogliere correttamente le varie leghe di stagno che, piu' sono scacie, piu' richiedono temperature elevate. Non chiedermele, non le so :-), e seguire alcune indicazioni:

  1. aspettare che il saldatore sia in temepratura, invece di stare a grattare le piazzole

  2. se lo stagno non si fonde, non premere come dei dannati. il saldatore non sciogle di piu' cosi', ma scivola e gratta la scheda :-)

  3. usare un buon stagno, magari con pasta salda incorporata

  4. se lo stagno non si attacca alla piazzola, usare della pasta salda a parte (una pasta atta a facilitare la coesione tra lo stagno ed il metallo). Alcuni la considerano da lamer della brasatura ed io infatti la uso sempre :-)

  5. tenere la punta del saldatore a contatto della piazzola da saldare solo il tempo necessario, per evitare surriscaldamenti (poi saltano le piste, se sono fini)

Per dissaldare, basta comprarsi un succhiastagno, magari con punta intercambiabile (se si rovina quella non c'e' piu' una corretta aspirazione), da affiancare al saldatore. Se serve, anche una treccia.

Se hai voglia di sperimentare, hai buona manualita' e mano ferma, anche una pistola sverniciatrice potrebbe essere utile per dissaldare integrati in maniera piu' spiccia, come si e' chiarito, ma qui vale molto la pratica, piu' che la grammatica.

Se si ha un buon succhiastagno e saldatore, a volte la treccia e' inutile, dato che il succhiastagno ha abbastanza potere aspirante per rimuovere completamente lo stagno (sciolto in maniera ottimale dal saldatore). In questi casi, il processo e' veramente veloce, dovendo fermarsi solo per liberare il succhiastagno dalla saldatura aspirata.

La treccia serve in quei casi in cui posizionare il succhiastagno e' difficile o impossibile ed il suo utilizzo e' molto semplice: basta, con il saldatore gia' in temperatura, posizionarla sopra la piazzola da dissaldare e quindi appoggiraci sopra la punta del saldatore. Lo stagno fuso si spandera' tra le maglie della treccia e liberera' la piazzola. A volte serve muovere (senza premere troppo, naturalmente) la punta del saldatore per far aderire meglio la treccia alla forma della saldatura da rimuovere. Una volta che il pezzo di treccia e' intriso di stagno, basta tagliare il pezzo.

Le treccie vengono vendute in piccoli dischi di plastica, dei rocchetti con circa 1/2 metri di treccia di varia larghezza (io ho qui un 2mm).

 
-- Daniele Lena  

2.4.4. Saldature fredde

Kirone

La saldatura a stagno ha due funzioni, meccanica ed elettrica: quella meccanica consiste nel collegare in modo fisso i vari elementi coinvolti (isola + filo|piedino, tipicamente); quella elettrica consente il passaggio della corrente elettrica (ma va'?).

Una saldatura "fredda" consegue il collegamento meccanico, ma non quello elettrico, cosi' ~sembra~ che la saldatura sia stata effettuata correttamente, ma in realta' non c'e' collegamento elettrico. Cio' puo' doversi (tipicamente) ad uno strato ossidato o a dello "sporco" che si interpone tra lo stagno e l'isola; tale strato permette il collegamento meccanico, ma non conduce corrente.

Perche' "fredda"? Mh, credo perche' la temperatura del saldatore non raggiunge livelli tali da eliminare lo strato ossidato; lasciato per esercizio ;)

La saldatura fredda e' insidiosa per due motivi: ovviamente per quanto si e' detto sul fatto che sembra fatta correttamente, ma anche perche' in date condizioni (di temperatura, forze meccaniche) la saldatura conduce, mentre in altre no. Tipico espediente per trovarne una e' quello di percuotere *leggermente* con un oggetto isolato (manico di cacciavite) la zona in cui si sospetta la sua presenza, mentre l'apparecchio e' in funzione. NOTA BENE: da farsi solo se si ha una certa esperienza: lavorare con l'alimentazione inserita e' rischioso per l'apparecchio (e' fin troppo facile che mettiate le dita dove non dovete o che poggiate qualcosa di metallico che crea dei corti). Se poi l'apparecchio (vedi monitor) presenta grandezze in gioco elevate, allora il rischio lo correte voi (R.I.P.).

Come si riconosce una saldatura fredda? Esperienza. Indicativamente, si puo' controllare che il suo aspetto sia simile a quello delle saldature circostanti, con particolare attenzione alla "lucidita'" (l'ossido superficiale le da' un aspetto opaco) in seconda battuta si puo' controllare che la saldatura non subisca l'"effetto goccia": vista di lato, deve "bagnare" correttamente l'elemento metallico (l'isola o il filo|piedino). Se invece si "incurva" all'interno, diventa sospetta. Potete anche provare a muovere il filo|piedino, se la saldatura e' fredda potrebbe vedersi muovere l'accrocchio.

Per evitare il suo formarsi, bisogna che le superfici degli elementi da saldare siano ben pulite e il saldatore sciolga rapidamente lo stagno (ovvero, sia ben "caldo").

Nota: col tempo, e' possibile che una saldatura _diventi_ fredda, soprattutto se e' lacunosa gia' all'origine.

2.4.5. RetroFlat

 

Nulla di più semplice...avete bisogno di ricostruirvi un flat introvabile? Magari di quelli a "saldare"?

Prendete due nastri di scotch, magari da pacchi e trasparente, ed un motorino elettrico bruciato, o dei fili di rame molto sottili come quelli nelle elettrocalamite nelle cuffie? Gli indotti, forniscono filamenti sottilissimi e flessibili.

Stendeteli sul uno dei nastri, lato adesivo, ed disponete le file a seconda delle vostre esigenze. Chiudete ora con l'altro pezzo di nastro, sempre lato con colla, in maniera da fare:


Nastro (la colla è sotto)
       __________________________________

Fili
----------------------------------------------------------------------

Nastro (colla verso l'alto)
       ___________________________________


Chiudete a sandwitch, e saldate i capi che ne fuoriescono...

 
-- Giuseppe Gigante  
 

Cosa occorre: spezzone di Cavo flat, nastro adesivo, tanta pazienza!

Prima di tutto occorre trovare il punto di rottura: a volte si consumano nei pressi del connettore della scheda madre, in questo caso basta tagliare 3mm di membrana per rifare il filo avendo prima staccato lo spessore di plastica che poi andra naturalmente reinserito. Altro punto dove si rompe facilmente e invece nei pressi della tastiera specialmente il flat con i 5 contatti sul 48K gommoso: Infatti il flat deve passare a pelo del modulatore TV e se quando si richiude non ci si assicura che il flat non rimanga sotto di esso, deve fare una piega di 180 gradi e quindi,specialmente dopo un po di tempo si puo' danneggiare..

Prendete il cavo flat e spelate dei pezzettini di circa un cm e stagnateli dopo di che preparate un pezzetto di nastro adesivo e sistemate perallelamente sul lato adesivo questi pezzettini equidistanti con il solito passo delle piste presenti sul flat della membrana.

Trovato il punto rotto occore aprire i due fogli con delicatezza, ed applicare lo scotch sul lato del piste, richiudere i fogli e applicare due strisce di nastro lungo la costola del flat, cosi facendo il flat non si apre piu' e diventa anche piu' robusto. Ricordo nuovamente di stare attenti nel momento della chiusura della tastiera che il flat non vada sotto il modulatore.

 
-- DB/S4E  

2.4.6. Rimozione dissipatori incollati

 

In genere fra la cpu e' il dissipatore c'e' (dovrebbe esserci) una pasta al silicone, che, oltre ad assicurare l'adesione meccanica, ha un'alta conduttivita' termica e quindi permette di trasferire il calore dalla cpu al dissipatore stesso.

Toglierla e sufficientemente semplice: usa del filo di rame sottile, scaldato (ad esempio con il saldatore), e fallo passare fra il dissipatore e la cpu. Non esagerare con la temperatura.

**Non** usare cacciaviti o altre leve: e' vero che con una leva si puo' sollevare il mondo, ma con un metodo simile la cosa piu' facile che puoi fare e' rovinare il case del chip.

Per togliere la pasta al silicone rimanente: se il case della cpu e' ceramico, puoi usare l'acetone. Se e' plastico NON usare l'acetone. Io non ho mai provato, ma credo che l'alcol isopropilico dovrebbe andar bene. Oppure pulisci sfregando con una spugnetta asciutta.

 
-- Sabino Maggi  

 

Comunque il risultato migliore si ottiene con un filo di nickel cromo (se non sapete dove trovarlo sacrificate sull'altare del retrocomputing una resistenza a filo di potenza) e con un alimentatore variabile, per regolare la corrente che circola nel filo in modo che non possa fondere ma nemmeno restare freddo. La corrente ovviamente dipende dalla sezione del filo, dalla sua resistivita' (non e' detta che sia proprio di nichel cromo, altrimenti sarebbe una costante) e dalla sua lunghezza, oltre che naturalmente dalla tensione che applicate. Io di solito uso un alimentatore da laboratorio, mi metto sui 6V e poi regolo la corrente. Altra cosa ottimale e' utilizzare un archetto, io uso un ex archetto da traforo di quando ero bocia, per tenere in tensione il filo, altrimenti quando si scalda si allunga. Attenzione ai vapori emanati dalla colla che brucia sciolta dal filo, non respirateli, perche' alcuni, come quelli sviluppati dalle resine cianoacriliche, sono tossici.

 
-- Alberto Rubinelli  

 

Io usavo una tecnica molto simile a quella della carta stagnola. Dopo aver separato i "fogli" della membrana che, se non ricordo male, sono tre: i piu esterni reggono le piste, quello interno, forato in corrispondenza dei tasti, fa da isolante e distanziatore tra le piazzole, in corrispondenza della pista/piazzola rotta inserivo un pezzetto di cuki alluminio (si, quello con cui le nostre mamme avvolgevano il pollo....).

Sulla striscia di cuki inserita attaccavo una striscia di scotch che avevo precedentemente bucato con un bucatore per cuoio (cioe con quell'attrezzo usato dai calzolai per fare un buco supplettivo nella cintura dei calzoni).

La striscia di scotch svolgeva la funzione della membrana intermedia: distanziatore e isolante e inoltre evitava che la striscia di cuki si spostasse con l'uso della tastirea, ormai riportata a nuovo.

 
-- Mario Graziani  

2.4.7. Rianimazione batterie

Andrea

Come recuperare delle batterie scariche attraverso l'uso di condensatori elettrolici.

Metodo empirico applicabile SOLO alle seguenti batterie ricaricabili:

  • NiCd (Nickel Cadmio)

  • NiMh (Nickel Metal Idride)

2.4.7.1. Teoria

I componenti presenti all'interno dei retrocomputers, se mantenuti in condizioni di stoccaggio (temperatura compresa tra 5 e 35 gradi, umidità inferiore al 60% circa), possono stare molti anni fermi senza subire danni. Altrettanto non si puo' dire delle batterie in esso contenute. I portatili, i pocket pc, i palmari, ma anche i PC da tavolo, contengono al loro interno accumulatori ricaricabili che servono per alimentarli in assenza di corrente e come memoria tampone per la CMOS. Con il tempo tutti gli accumulatori tendono a scaricarsi per effetto di un fenomeno fisico di autoscarica sia per l'assorbimento (seppur minimo) del sistema a riposo.

Gli effetti della scarica sono essenzialmente due, il primo e' la perdita di elettrolita da parte dell'accumulatore se questo non e' stato costruito per evitare questo fenomeno. Il secondo e' la formazione di "ponti" conduttori tra i vari elementi dell'accumulatore con conseguente formazione di cortocircuiti che rendono la batteria inusabile e non ricaricabile attraverso il normale alimentatore del PC/portatile.

La perdita di elettrolita, spesso danneggia le piste conduttive potendo danneggiare il pc in maniera grave e a volte irreparabile. Per questo vanno sempre tolte le batterie da pocket pc e portatili prima del prolungato stoccaggio.

Nel caso, invece, di formazione di corto circuiti, possiamo tentare di riportare la batteria a delle buone condizioni di funzionamento con un metodo relativamente semplice ed efficace. Tale metodo presuppone l'impiego di grossi condensatori che facciano passare dagli elettrodi della batteria una forte corrente istantanea che vaporizzi i ponti conduttivi, ripristinando quindi il funzionamento dell'elemento in corto.

2.4.7.2. Pratica

Per procedere all'operazione, occorre possedere un alimentatore stabilizzato da 12v circa, un condensatore elettrolitico da almeno 250.000 microfarad (25volt o superiore) e 2 cavetti con coccodrilli per effettuare i collegamenti, un tester.

Per prima cosa, scolleghiamo la batteria dal dispositivo dove e' alloggiata. Nel caso di pacchi batteria da portatili sara' semplice, mentre nel caso delle famose batterie a barilotto della cmos dei vecchi PC, sara' sufficiente tagliare con un tronchesino o dissaldare uno dei 2 capi della batteria (poi dovremo risaldarlo).

Con il tester o attraverso le serigrafie riportate sulla batteria, individuiamo la sua polarita'. Probabilmente misureremo una tensione molto bassa o pari a zero. Prendiamo il condensatore, colleghiamolo in parallelo all'alimentatore (positivo con positivo e negativo con negativo) per qualche SECONDO (bastano 2 secondi).

Stacchiamo il condensatore dell'alimentatore e colleghiamolo in parallelo alla batteria. Una breve scintilla ci confermera' che il condensatore si e' scaricato sulla batteria. Ripetiamo l'operazione di carica del condensatore con l'alimentatore e successiva scarica sulla batteria. 3 o 4 volte saranno sufficienti.

Misuriamo poi la tensione della batteria e se notiamo che questa e' salita ad un valore simile a quella nominale del pacco batteria allora siamo a posto. A questo punto sara' sufficiente lasciare una notte in carica la batteria perche' questa ricominci a funzionare. Diversi cicli di scarica / carica la riporteranno alle sue migliori condizioni, anche se la durata sara' minore di una batteria nuova.

2.4.8. Lubrificazione

Quando cominciano a lamentarsi con disperati pigolii, ignorarli non e' consigliabile. Potrebbero incepparsi, forse per sempre.

 

La mia esperienza dice che e' meglio pulire accuratamente le slitte e non mettere altro. L'olio od il grasso alla lunga (leggi per prolungato inutilizzo) tendono a raggrumare, ad ossidarsi e cristallizzare.

Certo oggi ci sono nuovi prodotti anche spray a base siliconica con vari additivi che si trovano nei negozi di elettronica e che vanno bene, ma bisogna agire con oculatezza e parsimonia. Per la meccanica dei drive dei floppy per esempio ho trovato che ogni lubrificazione e' dannosa, ma ovviamente ci sono altre meccaniche piu' esigenti.

Ho sempre sentito parlare del mitico olio lubrificante usato dagli orologiai (mi sembra che una volta fosse prodotto pertendo dagli zoccoli dei cavalli !), ma purtroppo non l'ho mai "visto".

 
-- Giorgio Morocutti  

 

Col Silikon Spray di Arexons mi trovo bene, va usato senza eccedere. Non saprei dirTi la sua durata nel tempo, non sarà eterno - ma nessun lubrificante lo è.

Rispetto all'olio lubrificante generico è ottimo perchè non unge e non diventa un grumo di polvere e sporcizia dopo 3 giorni. Inoltre è adatto (specifico) per le boccole in plastica.

 
-- Poeta